FODAY, UN CUORE SGANGHERATO

Foday

Mi chiamo Foday Sanno e sono originario del Gambia. Ho dovuto lasciare la mia terra per la grande povertà che ci rendeva difficile anche la sopravvivenza. Praticamente tutta la famiglia lavorava nei campi di raccolta delle arachidi, un lavoro duro e faticoso che non basta per poter vivere dignitosamente. La fatica non mi spaventava e non mi spaventa nemmeno adesso; ma la povertà sì.
Così nel 2018, attraversando la Spagna, sono arrivato in Italia dove sono stato ben accolto.

Appena arrivato avevo forti dolori all’addome e per questo sono andato all’Ospedale Sant’Orsola, dove mi hanno operato d’urgenza. Ero molto spaventato, non capivo molto, non parlavo la lingua italiana. Il dolore era tanto e, anche se non capivo bene cosa stesse succedendo, mi sono affidato completamente ai dottori che speravo avessero cura di me. Mi sono sentito aiutato, per me questo è stato un segno importante di accoglienza e integrazione.

All’Opera di Padre Marella mi sono trovato subito molto bene, adesso conosco persone di tanti Paesi diversi, con tante culture e abitudini diverse. Qui ti senti a casa.
Circa tre mesi fa la telefonata di mio cugino mi ha ferito il cuore in modo irreparabile: «mamma è morta». Sono trascorsi cinque anni dall’ultima volta che l’ho vista e non averle potuto dare nemmeno un ultimo bacio è stato terribile.

Quando mi sento solo riascolto i messaggi vocali telefonici registrati da mia mamma, che ancora vive nel mio sgangherato cuore.

(foto di Claudia D’Eramo)