Opera Padre Marella

CASE DI ACCOGLIENZA MADRE-BAMBINO – SAN LAZZARO

Minori

 

Casa di accoglienza “Gruppo appartamento “Carolina””

Via dei Ciliegi 1, S.Lazzaro (BO)
Tel: 051/6256799
email progettominori@operapadremarella.it

Casa di accoglienza madre-bambino “Clementina Foresti”

Via Emilia 152 e 154, San Lazzaro di Savena (BO)
Telefono 051 453819
email progettominori@operapadremarella.it

 

Si tratta di due case accomunate dal fatto che entrambe fanno parte di un unico e più ampio “progetto minori”, in base al quale (e anche grazie alla loro vicinanza fisica) vi è un unico responsabile per entrambe e molte attività vengono gestite insieme.

Padre Marella aveva concepito la casa della Carità, terminata negli anni 70, come “Casa del Pellegrino”: ubicata nel cuore dell’Opera, di fianco alla chiesa della Sacra Famiglia, vi allestì una decina di piccole camere destinate all’ospitalità dei pellegrini poiché egli, memore dell’importanza che l’ospitalità riveste nella Sacra Scrittura, non avrebbe mai voluto chiudere la porta a nessun viandante.
In seguito, per una decina di anni, ha funzionato come casa famiglia per minori, condotta dalla volontaria Silvia e poi dai coniugi Gianni e Giorgia con i loro bimbi, in convivenza con gli ospiti.

Attualmente la struttura ospita donne sole con figli minori a carico, che si trovino in difficoltà abitative, economiche e sociali, al fine di favorirne una piena autonomia ed integrazione. Vi prestano il loro servizio alcuni educatori e delle volontarie, sotto la responsabilità della psicologa, con la finalità di sostenere le madri nell’educazione dei figli, di aiutarle per le incombenze quotidiane e le varie necessità burocratiche e lavorative, di seguire l’andamento scolastico dei bambini e di proporre momenti di animazione del tempo libero secondo un progetto educativo.
Il profondo convincimento del diritto di ogni minore ad essere educato nell’ambito familiare, e la necessità di sostenere le famiglie più fragili, ha indotto l’Opera Padre Marella a metà degli anni ’90 ad ampliare l’accoglienza dei minori anche alle loro madri. I bambini e i ragazzi, per lungo tempo accolte nelle case famiglie, erano provenienti da situazioni di disagio affettivo ed emotivo che quasi sempre avevano origine da difficoltà relazionali in famglia, e la risposta individuata come aiuto era il sostegno ad un componente del nucleo: il figlio.

Negli incontri fra le “case minori” dell’Opera si era riflettuto, e a lungo dibattuto, sul fatto che non sempre la separazione dalla famiglia fosse la risposta giusta al problema; contemporaneamente anche le donne adulte hanno iniziato a chiedere aiuto per sé per recuperare un modo più sererno di “fare la mamma”. Si è così ampliato il progetto minori dell’Opera Padre Marella che, non tralasciando l’accoglienza dei piccoli nelle case familia, si faceva carico anche dell’adulto che gli stava accanto: nella casa famiglia di Varignana, nella casa famiglia di Monghidoro, nella casa della Carità, nell’appartamento di via Beethowen, poi nella casa di Pieve di Cento e infine nella Casa Foresti.
In ogni casa d’accoglienza è stato offerto “un luogo”, uno spazio dove stare in rapporto familiare, un’aiuto educativo, sia per l’adulto che per il minore; con l’intento di recuperare un rapporto spesso compromesso da difficili esperienze di violenza, di precarietà di spostamenti d’abitazione e di paesi con l’obiettivo finale di rendere autonomo il nucleo madre – figlio.

L’ attività socio-assistenziale svolta nella casa si inserisce in un progetto di più ampio raggio che coinvolge un’analoga struttura, anch’essa rivolta all’accoglienza di nuclei madre-bambino, avente sede nel territorio del Comune di San Lazzaro (la Casa di accoglienza madre-bambino “Clementina Foresti”). L’attività educativa e assistenziale in entrambe le comunità è coordinata dal medesimo responsabile e da un’unica psicologa.

Il progetto di accoglienza madre-bambino è strutturato per offrire un contesto di protezione per il minore nel quale sia possibile una osservazione del rapporto madre-bambino volto alla stesura di un programma educativo che, in collaborazione coi servizi sociali, ha l’obiettivo di valutare l’attaccamento fra i genitori e i figli, migliorare le relazioni affettive, l’autonomia e la capacità di far fronte agli impegni quotidiani del nucleo familiare. Viene svolto un percorso valutativo-diagnostico di tipo psico-educativo che accerti la modalità relazionale, le risorse e le difficoltà presenti per impostare un intervento adeguato.
Le due case accolgono bambini che, al momento dell’inserimento, hanno da 0 a 12 anni, con madri in difficoltà.

Le segnalazioni vengono fatte dal servizio sociale minori dei vari comuni prevalentemente della provincia di Bologna. Il rapporto primario è con il servizio sociale minori tramite cui si tengono i rapporti col Tribunale per i Minorenni, con i consultori, con la neuro-psichiatria infantile, con i centri per l’impiego ecc. Per un eventuale inserimento di un ospite contattare il responsabile Fabrizio Rizzoli tramite i numeri e la e-mail di comunità. Per le donne che entrano in comunità disoccupate è previsto un affiancamento nella ricerca del lavoro e la possibilità di attivare una borsa lavoro in collaborazione con il servizio sociale referente. Per le donne che già hanno un lavoro regolare l’intervento consiste nel sostenere la madre nel coniugare gli impegni lavorativi con i bisogni dei figli.

In quanto alcuni importanti servizi offerti, possiamo dire che la psicologa riceve gli ospiti nel centro di San Mamolo 23, dove avvengono gli incontri protetti fra i bambini accolti e papà o i parenti. Per l’assistenza sanitaria si fa riferimento al pediatra o ai medici assegnati dalla AUSL, anche se fra i nostri volontari c’è un medico disponibile a fornirci consulenze. Il tempo di permanenza nella casa è al massimo di due anni, con la possibilità di passare all’appartamento di via Beethoven per un altro anno, durante il quale sperimentarsi in una condizione di maggiore autonomia per la madre e i minori.

Le case accolgono ciascuna tre nuclei madre-bambino per un massimo di sette persone. L’equipe multidisciplinare che gestisce le case d’accoglienza è formata da 8 educatori professionali, da collaboratori per la copertura notturna, dal responsabile e dalla psicologa. I volontari attivi sulle case sono una decina e provengono per la maggior parte da gruppi parrocchiali o scout. Sono previste ogni estate una vacanza al mare e una in montagna: solitamente a giugno andiamo a Gradara vicino a Gabicce-Mare, mentre ad agosto evitiamo il caldo della città andando in una bella casa vicino a Monghidoro.

Ispirati dal nostro fondatore, don Olinto Marella, l’attività educativa nelle case prevede anche una proposta spirituale cristiana, che si concretizza nella preghiera prima dei pasti, nella proposta della messa domenicale, nel catechismo per i bambini, nella conoscenza del nostro direttore Padre Gabriele Digani.
Nel caso di accoglienze di donne e bambini di religioni diverse dalla nostra, la proposta spirituale non si annulla, anzi si intensifica, favorendo uno scambio di esperienze di fede fra tutti coloro che frequentano le case. Pensiamo che lo scambio rispettoso delle diverse “esperienze di Dio” sia un veicolo privilegiato per l’annuncio evangelico.

La maggior parte degli educatori professionali è attiva nelle rispettive parrocchie come capi scout o animatore di gruppi giovanili.
Per quanto riguarda il rapporto con la parrocchia, possiamo dire che una bambina di otto anni, accolta nella casa, frequenta il catechismo presso la parrocchia di S.Lazzaro, come già fecero altri bambini o ragazzi. Inoltre dalle parrocchie di S.Lazzaro provengono la maggior parte dei nostri volontari. Parroci o cappellani delle parrocchie della zona ci chiedono consulenze per dare risposte a donne che presentano a loro difficoltà o bisogni per accudire i loro figli. Infine, abbiamo organizzato numerosi incontri con gruppi parrocchiali sul tema della carità vissuta da Padre Marella e nelle case della sua Opera.